Il duolo per un mondo perduto
In questa crisi d´epoca che stiamo attraversando, ci troviamo di fronte a diversi modi di vincolarsi, con una iperconettività divenuta mediatica attraverso i “social networks” con progressi tecnologici e cambiamenti soggettivi concomitanti che provocano malesseri e che, allo stesso tempo, influenzano molto profondamente le identità e le maniere di avere rapporti dal micro al macro come i conflitti bellici e le loro tragiche conseguenze su una storia che sembra non avere fine.
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Hilda Catz, 07/08/2022, Argentina APA / psicoanalisis@hildacatz.com.ar |
Dra. Hilda Catz. Psicoanalista, miembro didacta de la Asociación Psicoanalítica Argentina. Texto publicado en la colección sobre Pandemia compilada por la autora.  
“ Senza equità, le battaglie pandemiche falliranno.
I virus semplicemente circoleranno nuovamente e,
talvolta, subiranno mutazioni o cambiamenti que faranno innocui i vaccini,
passando dalle popolazioni piú sprotette del pianeta
Laurie Garrett, 1994 “La prossima piaga”
Si rafforzano cosí le sofferenze di fronte al potere devastante dei traumatismi sociali che si esprimono nell’alienazione delle condotte, come osserviamo giorno a giorno, non soltanto nelle notizie, ma anche nella quotidianeità delle consulte e, in particolar modo, nelle urgenze psichiatriche. Ci troviamo, ogni volta con maggior frequenza, di fronte a patologie estreme, di vita o di morte, dove emerge una sfrenata violenza. Come se l’isolamento pandemico avesse esasperato fino a limiti insospettabili la paura del contatto con l’altro, che è vissuto come un potenziale nemico. Consulte su suicidi, attacchi distruttivi verso sé stessi e verso gli altri negli ambienti familiari ed extra familiari sono parte della sfida davanti alla quale ci troviamo come terapeuti.
Per tutto ciò, osserviamo nell’attualità, una predominanza di consulte per eccessi dell’azione erotico-distruttiva, consumo di stupefacenti; vediamo adolescenti ed anche adulti che si comportano come tali, che presentano esplosioni di furia che possono arrivare all’estremo di trasformarsi in tentative di suicidio per overdose o alcolemia, così come femminicidi e comportamenti a rischio. È da sottolineare una notevole crescita della violenza e del suicidio, come abbiamo detto, ma in età ogni volta piú bassa, ciò che dimostra la manzanza di protezione e l’abbandono a cui sono sottomessi i giovani di ogni ceto sociale.
Di fronte a un mondo che cambia cosí vertiginosamente e minaccia con catastrofi clamatiche e guerre, ciò che si mette in gioco predominantemente sono resistenze ad affrontare il duolo per tutto ciò che si è perduto, attraverso difese maniacali, come per esempio l’onnnipotenza e la omniscienza, che ci precipitano nel conseguente aumento della stupidità, come direbbe Bion (1957). Ci troviamo di fronte alla peste dell’abbondanza di informazioni e la letteralità dei fatti che alimentano una curiosità vorace al servicio dell’arroganza e la stupidità, che considererò dalla prospettiva della concettualizzazione di Bion (1957-59) in quanto al fatto che non promuovono la conoscenza ma, al contrario, la sua negazione e la sua smentita.
Gary Greenberg (2022) The New York Times: “ Dietro l’indignazione c’è il duolo per un mondo perduto”.
Abbiamo potuto osservare questo fenomeno in tutti I circuiti, da quello politico a quello scientifico, all’inizio di questa pandemia, dove alcuni si attribuirono l’arroganza delle certezze su qualcosa di sconosciuto, l’onnipotenza e la sua inevitabile conseguenza nella stupidità delle dichiarazioni e discorsi che abbiamo ascoltato. Come dice Gluksmann (1981) “ Se la stupidità non desse arie di intelligenza, non ingannerebbe nessuno e la vanità delle sue commedie rimarrebbe senza conseguenze” . Ma ha avuto tragiche conseguenze.
Sviluppo.
Iniziamo dalla caduta dell’efficacia simbolica della legge paterna che sottolinea stati di orfanità psichica, in cui non si può non sentire la fragilità di quell’edificio in rovina che è símbolo della parentalità. Vediamo, in conseguenza, adulti distratti, astratti, assorti e sopraffatti, evidente déficit di trasmissione dei vincoli di donazione di senso, tempo e amore strutturante, dove i genitori e/o adulti a carico, se ce ne sono, molte volte non sono né presenti, né assenti. Ció ci reclama una interrogazione permanente circa il nostro lavoro professionale e i mandati bio-politici dell’ambiente che squalificano l’efficacia simbolica delle parentalità e degli apparati di contenzione in epoche di crisi di civiltà universale come quella che stiamo attraversando. Oggi, più che mai il bisogno di creare contenenti per poter pensare l’impensabile, si rende imprescindibile di fronte all’impatto che esercitano gli scenari violenti che ci circondano, portandoci cosí verso stati di incerteza e vulnerabilità che comprendono tutti gli ambiti.
La pigrizia delle funzioni parentali deficitarie e/o inesistenti ed il fanatismo imposto attraverso ideologie estreme si imposta come la presenza di un’assenza innalzata dalla certeza e dalle sue pericolose conseguenze.
Attraverso gli ultimi anni, abbiamo riscontrato ogni volta più alti livelli di incertezza e mancanza di speranza, come risposta alle pressioni e l’ostilità dell’ambito psico-bio-sociale e climático. Dobbiamo tener presente queste variabili, giacchè non è la psicoanalisi in crisi, ma le crisi che sono nostre, siamo gli psicoanalisti a dover lavorare con l’inclusione di questi molteplici vertici, invece di metterci in una postura critica che sempre risulta sterile.
Come dice Giuseppe Leo (2021) “Allo stesso modo che gli psicoanalisti degli anni settanta e ottanta che, di fronte ai “disastri dovuti dalla mano dell’uomo” [come i genocidi, Bohleber, 2015], hanno dovuto integrare la parte clínica con quella di “testimone”, lottando contro le molteplici forme di negazionismo diffuse nel secolo XX, la psicoanalisi del secolo XXI deve confrontarsi con i rischi di una catástrofe ecológica, denunciando ogni possibile negazionismo in questo ámbito”.
È ora di far lavorare la teoría affinchè abbia effetto sulla clínica. Dobbiamo trovare nuovi dispositivi agli effetti di ampliare l’area di azione della psicoanalisi, che è in permanente interazione con l’ambiente, benchè ci siano soggetti che manifestano estraneità in quanto rispetta la tragedia vivenziale, come se dimostrassero un’apatia generale di fronte a un mondo che li rade al suolo e li paralizza.
Searles (1972) fu tra i primi psicoanalisti che accusò i suoi colleghi sostenendo che invece di interessarsi per questa questione, reagivano alla loro apparente “apatia” dando ai loro pazienti, preoccupati dalla crisi ecologica una diagnosi di “depressione psicótica o una schizofrenia paranoide”. Afferma che l’apatia diffusa che si osserva nel genere umano in relazione alla crisi ecologica, è basata in gran misura su difese incoscienti dell’io contro i diversi tipi di angoscie che si manifestano in diversi livelli in rapporto allo sviluppo dell’io individuale. Il nostro rapporto con il medio ambiente è colmo di ambivalenza e di distruttività e le difese dell’io che oscillano tra la dipendenza ed il controllo, la sottomissione e lo sfruttamento, l’invidia e la gratitudine, hanno una relazione con i livelli fallici ed edipici o con la posizione paranoide o depressiva di Klein (Schinaia, 2020).
D’altra parte, Giuseppe Leo (2021) dice che: “ L’atteggiamento profetico di sdegno contro tutti coloro che negavano qualsiasi preoccupazione sui problema ambientali (non soltanto i suoi colleghi) mi ricorda una psicoanalista che negli stessi anni lavorava con le vittime delle torture della dittatura militare argentina: Silvia Amati Sas. Nel 1985 lei scrisse un articolo “Megamorti: unità di misura o metafora?” (Tradotto per questa edizione. Vedasi pure la sua recensione in italiano, Leo (2020). Il vero messaggio di sdegno morale è già presente sin dall’inizio. Dice Amati Sas:
“Per poter riflettere sulla guerra nucleare dobbiamo superare una forte resistenza, per il fatto che questo argomento scuote le convinzioni e le certezze che proteggono la nostra gioia di vivere. Si cerca l’approccio con “la guerra senza nome”, il terrore senza nome che ci accompagna senza tregua nel nostro mondo nucleare. In quanto a ciò, psicoanalisti profundamente coinvolti negli argomenti umani, abbiamo domande che ci proponiamo davanti alla terribile realtà nucleare, domande che ci esigono nuove riflessioni. La psicoanalisi si ocupa fundamentalmente di ciò che chiamiamo mondo interiore, la realtà psichica, vale a dire l’esperienza , la vivenza. Da una visione rigorosa lo si lega strettamente al rapporto tra analista e analizzato nella cura o nel processo psicoanalítico. Questa è la base della psicoanalisi. Nonostante, essendo una scienza di ciò che è umano, la psicoanalisi provoca ipotesi per spiegare condotte e strutture di relazione individuali, cosí come di gruppo, fondate sulla conoscenza della realtà psichica (…). Rimasi perplessa nel comprovare che gli effetti di un attacco nucleare si misurassero in “megamorti”, milioni di morti! (…) Questo mi mise di fronte a una verità strana e inquietante: tutti accettiamo, senza nessuna critica, il linguaggio tecnico e quello delle scienze fisico-matematiche, un linguaggio dove non esiste emozione (…) e, paradossalmente, a man mano che uno si abitua a parlare con questa terminologia fredda e sprovvista di affetto, ci si “consola” e si perde di vista l’enormità del problema” (Amati Sas, 1985, con adattamento per questa edizione).
Schinaia (2020) ci dice “ prendere in conto il “bene comune” significa sostenere con forza il nesso primario tra paesaggio e ambiente, evitare lo sfruttamento eccessivo e non regolato delle risorse e riconoscere le necessità in comune con altre specie e diverse forme di vita, animali, piante, minerali, con cui condividere empaticamente e in equilibrio le risorse del pianeta senza colonizzazioni antropologiche, tenendo in conto l’irriducibilità del non umano all’umano, della sua autonomía” p.105.
Alcune conclusioni
Questa apocalittica e darwinista pandemia di Covid del XXI º secolo, la guerra ed il cambiamento climatico ogni volta piú accelerato, ci mette di fronte a un incrocio tra due ere e le sue conseguenze come trauma individuale, sociale e collettivo. Allo stesso modo, la pandemia mentale e i suoi derivati continuano ad attanagliare i paesi, le società, le istituzioni e le famiglie, le cui conseguenze si possono constatare in tutti gli ordini della vita che ormai non si possono piú ignorare né nascondere. La complessità dell’ambiente fa impatto sulla soggettività e si constituisce in una sfida ineludibile per la pasicanalisi del XXIº secolo in costante migrazione, dato che il mondo di oggi è sufficientemente caótico come per proporre impostazioni rigide e teorie definitive.
Secondo le parole di Edgard Morin (2021) “… lo scatenamento tecno-economico mondiale spinto da un desiderio di profitto insaziabile è il motore della degradazione della biosfera e della antroposfera” (…) “ La crisi della pandemia sta risvegliando la coscienza ecológica” (p.15).
Giorno a giorno osserviamo che le difficoltà si allargano dove già esistevano, specialmente nei settori dove la disuguaglianza è più grande: sappiamo che senza equità i virus continueranno a circolare e a mutare nelle popolazioni meno protette del pianeta, come detto nell’epigrafe.
Le guerre che proliferano, le invasioni, la complessità del rapporto ambivalente dell’umano con la terra sulla quale viviamo e la tecnologia, ci hanno portato a dover imparare a navigare nella perplessità per attraversare questo periodo incerto del XXIº secolo. Dobbiamo, perciò elaborare la transizione tra un mondo che non sarà più lo stesso che abbiamo conosciuto e un mondo che non sappiamo come sarà né come ci cambierà; altrimenti detto, si cerca di elaborare il duolo per un mondo perduto.
Così, ancora una volta, mettiamo in evidenza l’importanza dei gruppi, dei social network, che costruiscono uno spazio intermedio tra il pubblico e l’intimo, con molteplicità di sguardi, prospettive e teorie, dove l’ambito sociale, culturale , ambientale e político influiscono necesariamente nel nostro daffare quotidiano.
Perciò, non è lo stesso pensare o interpretare l’umanità di un soggetto centrandola esclusivamente all ‘interno delle sue pulsioni e identificazioni che pensare al soggetto inmerso nei suoi vincoli e messo di fronte ai fatti imprevedibili, come per esempio, le conseguenze della pandemia, delle guerre e del cambiamento climático.
Bion (1970) avverte che quando non si può attraversare quel ponte verso l’ignoto nella ricerca di un cambiamento catastrofico, cioè, nel senso dell’evoluzione che implica un’elaborazione del duolo di ciò che fu e di ciò che potrebbe essere stato e non lo è stato, è quando il futuro invece di essere colmo di desideri, è pieno di ricordi è il passato che è colmo di desideri. Si produce allora ciò che si chiama la fusione nostálgica, che non permette che il futuro sia pieno di desideri, ma che è bloccato nei desideri di un passato, desideri che , ovviamente, non potranno mai realizzarsi, ciò che ci porta a un futuro pieno di ricordi e a un passato pieno di desideri che paralizzerebbero l’evoluzione e l’elaborazione di ciò che si è perduto.
Perchè se c’è qualcosa a-venire, affichè ci sia un avvenire, oltre ogni caos, delle frontiere complesse e degli orizzonti incerti, sarà privilegiando quella condizione, la possibilità di elaborare il duolo per un mondo perduto. L’uscita, allora, non potrà essere individuale, ma collettiva giacchè il mondo è diventato troppo dirompente e imprevedibile e ci confronta con uno stato di orfanezza di dimensioni insospettate e, potrebbe dirsi, senza precedenti che permettano di contenere la forza devastante delle loro conseguenze.
Possiamo cosí apprezzare la validità del pensiero di Freud , colui che nel 1921, in un ámbito complesso, minaccioso, di trauma individuale e collettivo, scrive: “Psicologia delle masse e analisi dell’io”. Il contesto in cui si scrive quest’opera fondamentale, è l’uscita dell’epidemia della mal chiamata influenza spagnola e la prima guerra mondiale, assieme alla nascente creazione del partito nazista. Nonostante ciò, in un mondo sommerso nei duoli, le carenze, il risentimento e la vendetta, Freud riesce , in ogni modo, a trasmettere il suo interesse per ciò che investiga e sostiene la speranza affinchè il suo futuro non sia cancellato.
La proposta potrebbe essere quella di lasciare a un lato i pregiudizi del passato che offuscano lo sguardo verso l’a-venire dell’avvenire senza ignorare la sua profonda gravità e le imprevedibili conseguenze. Tollerare l’incertezza, la mancanza di certezze e il dubbio, come maniere di salvaguardare la salute mentale, pure e con più urgenza nel mezzo della tempesta, che ci confronta con l’imprevedibile della nostra fragilità psichica, sociale e política.
Si può dire che ci troviamo di fronte a una crisi nel comportamento degli psicoanalisti, dove tutto cambia o potrebbe cambiare ma che allo stesso tempo, stiamo sostenendo lo sguardo psicoanalítico in un’ordita trama de sforzi che vincolano. Reti fatte di suoni, parole e melodie che ci impediscano di inabissarci nell’isolamento, nel silenzio perchè, come dice Segal, H.(1987) “il silenzio è l’autentico crimine”, risaltando cosí l’importanza di trarre profitto dall’esperienza, per sinistra che essa sia. Diceva che “ Gli psicoanalisti dobbiamo essere neutrali nel nostro lavoro nella consulta, ma non neutralizzati dalle situazioni sociali”. Faceva appello così, alla responsabilità e all’impegno pubblico che abbiamo come professionisti e cittadini, nel suo valorabile articolo del 1987. “Il silenzio è l’autentico crimine” sottolineando e facendo notare al medesimo tempo, la interrelazione tra la psicoanalisi e il mondo socio-politico.
Penso si tratti di tornare incessantemente al gesto originale di Freud contro i pregiudizi che la propia psicoanalisi suscita e che ci spinge a continuare il suo lascito. Ci invita a pensare in una psicoanalisi del futuro e del futuro della psicoanalisi alla quale fa spunto, dalla mia prospettiva, che si devano prendere le teorie come ponti e non come dogmi e che siano aliene ad ogni parzialità.
Una psicoanalisi che continui la sua evoluzione d’accordo al suo tempo e alla società in cui vive, promuovendo interroganti di fronte alla violenza incandescente dell’indifferenza, giacchè l’angoscia per la perdita non è come nella depressione classica, bensí che investe sul futuro dove l’oggetto perduto è il mondo tale come lo abbiamo conosciuto finora.
Per non far soffrire oggi della Pandemia I bambini ai 10 anni
della dittatura a quelli di 20,
del disastro climatico a quelli di 30,
è necesario passare il più presto possibile
da un’economia della sopravvivenza
a un’economia della vita”(p.16):
Attali (2021).
BIBLIOGRAFIA
Amati Sas,S.(1985), “Megamuertos: unidad de medida o metáfora? “Revista de Psicoanálisis, 42,pp. 1282-1372. También en Ambigüità, conformismo e adattamento alla violenza sociale. Franco Angeli, Milano, 2019.
Attali,J.(2021). La economía de la vida, Buenos Aires, Del Zorzal.
Bion, W:F (1957-59) “Volviendo a pensar”. 4ª edic.,Buenos Aires, Hormé,1977.
------- (1966) Aprendiendo de la experiencia. Buenos Aires. Paidós, 1974.
------- (1970) Cambio catastrófico. Revista de Psicoanálisis, Vol.38, Nº 4, 1981
------- (1977) La Tabla y la Cesura, Gedisa, Bs.As.
------- (1994) Cogitaciones, PROMOLIBRO. Valencia, 1994.
Catz. H. (2020).en Giuseppe Leo e col.: Environmental crisis and pandemic. A challenge for psychoanalysis. Frenis Zero Press Edit. 2020 Italy.
------- (2021) “Psicoanálisis en Pandemia y post-pandemia. Caos-Fronteras complejas-Horizontes inciertos”, Tomo 6 de la serie Pandemia. Ricardo Vergara Ediciones
------- (2022)”La Pandemia Mental. Peligros y consecuencias de una Historia Sin Fin”, Tomo 7 de la serie Pandemia. Ricardo Vergara Ediciones.
Leo, G. (2020) e col.: Environmental crisis and pandemic. A challenge for psychoanalysis. Frenis Zero Press Edit. 2020 Italy.
Schinaia, C. (2020), L’inconscio e l’ambiente. Psicoanalisi e ecologia. Roma: Alpes. Schinaia, C: ( 2022) Artículo escrito con motivo del Día Mundial de la Tierra. Sitio web del Centro Véneto para el Psicoanálisis
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